Il mio percorso di crescita professionale

Ultimamente, si è parlato spesso sui media che siamo fermi al posto fisso, che siamo mammoni, che non ci spostiamo per cercare lavoro, che se non siamo laureati a 28 anni siamo sfigati. Senza inutili volontà di autocelebrazione, voglio solo portare il mio esempio di “professionista italiano medio” per far capire che certe persone, prima di parlare di “bella flessibilità” con il culo degli altri, dovrebbero riflettere un attimo, o una settimana. Anzi, meglio un sobrio silenzio.

  • Mi sono laureato a 25 anni, compiuti da una settimana, in Scienze Politiche – Indirizzo Internazionale. Volevo andare a lavorare in qualche agenzia europea, in OIG o ONG.
  • Mentre mi laureavo, ho lavorato come novantista (contratto a tempo determinato di 90 gg) e fatto la tesi la sera.
  • Appena laureato, sono andato a fare il militare come Ufficiale: 14 mesi, prima a 350 km da casa (Aosta) e poi a 100 chilometri (Belluno). Sono stato responsabile di 700 ragazzi di 18anni che venivano a iniziare il militare, insieme ad altri 26enni miei parigrado. I miei stavano a Mestre.
  • Rientrato dal militare, ho lavorato prima con un contratto a tempo determinato per la Provincia di Venezia e poi per la Camera di Commercio di Venezia. Volevo andare a lavorare in Europa ma mi sono accorto che mi mancava qualcosa, ossia il politico amico che mi segnalasse a chi di dovere. Provato quattro concorsi, senza esito.
  • Ho mollato il lavoro in Camera di Commercio (pagato) per andare a fare un Master in comunicazione (pagando), trasferendomi da Mestre a Milano e, all’inizio, dormendo da amici. Non volevo più andare a lavorare in Europa, volevo fare il comunicatore.
  • Grazie al Master, ho trovato lavoro e casa a Milano: stagista (pagato, grazie a Dio). Sono stato ospitato da amici (favolosi), non essendoci alternative.
  • A Milano ho avuto i seguenti contratti: stagista, co.co.co., contratto di formazione lavoro (una cosa che oggi sarebbe rivoluzionaria), assunzione. Sempre con spese e casa da pagare. I miei sempre a Mestre.
  • Dopo 3 anni mi sono trasferito da Milano a Bologna, sono andato a convivere con la donna della mia vita e ci sono rimasto per 5 anni. Pagandomi tutte le spese. Genitori sempre a Mestre. Ah, nel 2006 mi sono sposato.
  • Nel 2008 ho avuto un figlio e nel 2009 ho perso il “lavoro fisso” (agenzia andata a rotoli causa crisi e molto altro). In una settimana ho aperto la partita IVA e per due anni ho fatto il libero professionista. In questo frangente, ho avuto un’altra figlia, tanti (bravi) clienti e una famiglia che mi ha sostenuto sempre.
  • Nel 2011 sono rientrato a lavorare in azienda, chiudendo la partita IVA. Dopo tanti anni, voglio ancora fare il comunicatore.

Questo mio frangente di vita è solo un esempio, ne ho viste a decine di casi come il mio. Ragazzi bravissimi che vivono a centinaia di km da casa, con case microscopiche, con i propri fidanzati/e lontani e con stipendi ridicoli. Gente che, come mi ha detto un responsabile aziendale, è molto, molto più brava dei ragazzi della sua generazione, ossia quella precedente. La stessa che ha preso le redini dell’Italia e che in 15 anni ci ha ridotti così. Come si dice a casa mia, “vi avanza ancora di parlare?”

Tutto questo discorso ha solo un fine. Sul posto fisso sappiamo benissimo come è la situazione perchè la viviamo sulla nostra pelle, non la leggiamo sui giornali. Non fateci incazzare più di quanto già siamo perché se l’Italia è ancora in piedi, lo deve a noi e alle PMI che, nonostante una pressione fiscale incredibile e senza servizi, sopravviviamo. Non si sa come ma ci riusciamo.

Non ci aspettiamo un ringraziamento, solo il rispetto che ci siamo guadagnati. 

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