
Ieri è stato il giorno del primo astronauta italiano che si è fatto una passeggiata nello spazio, fuori dalla stazione spaziale internazionale. Un’EVA (Extra-Vehicular Activity) si dice in gergo, che è anche il nome di mia figlia. Un caso, ovviamente, ma la cosa mi fa un certo effetto. La notizia mi colpisce perché fin da piccolo volevo fare il pilota, il cielo mi aveva sempre affascinato e il piccolo sogno di fare una passeggiata spaziale, un giorno, mi è sempre rimasto. Chi mi conosce bene sa quando ho detto “voglio fare l’astronauta” (ebbe delle conseguenze). Non ho mai rinnegato quella frase, detta con ironia in un momento in cui dovevo essere “più maturo” forse, per qualcuno. Ma quello ero io, al 100% e, soprattutto, avevo detto la verità.
Da quel giorno ho fatto un sacco di cose dal punto di vista lavorativo e personale: sono diventato un comunicatore che, dopo 15 anni, lavora ancora con passione, ho una splendida famiglia con due splendidi figli, ho scritto un libro, parlo a eventi e conferenze. Mi sono tolto tante soddisfazioni, mi manca forse solo quella legata propriamente al volo, al sogno della mia infanzia. Forse c’è tempo, magari tra 20 anni riuscirò a farmi un volo privato nello spazio pagando l’equivalente di una casa (e chissenefrega dei mattoni, viene un terremoto e sei punto e a capo). Intanto mando un abbraccio simbolico a Luca Parmitano, che quel sogno lo sta realizzando. Lo invidio, sinceramente, semplicemente.
Che fantastica, incredibile esperienza. Non ci sono parole.
— Luca Parmitano (@astro_luca) July 9, 2013