EXPO è un successo? Tre punti di vista

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EXPO 2015 a Milano è un successo o un insuccesso? Ovviamente, il giudizio si polarizza sugli estremi e forse non aiuta a focalizzare bene la cosa. Io, nel mio piccolo, ci provo a essere obiettivo e mi metto nei panni di tre soggetti diversi: l’organizzatore, il visitatore e il cittadino.

Il punto di vista dell’organizzatore

Chiunque organizzi un evento, anche solo la festa dei figli, si pone un obiettivo in termini di partecipazione. Gli organizzatori dell’Expo l’hanno fatto: con 24 milioni di visitatori sarebbe stato un successo (maggio 2015). Ottocento milioni spesi, trecento recuperati dagli sponsor, gli altri 500 da 24 milioni di biglietti dal costo medio di 22 euro. Bene, l’EXPO chiuderà a 20 milioni di visitatori. Quattro milioni di biglietti in meno per 22 euro di media fa 88 milioni di Euro che mancano per “il successo”.

Dal punto di vista dell’organizzatore, che sono io, bisogna valutare se quei 90 milioni scarsi possano essere recuperati in altri modi (difficile) o inseriti in una valutazione generale che prevedeva l’obiettivo 24 milioni di ingressi come ottimistico. In più, possono essere accettabili visti i benefici di immagine a Milano e all’Italia? Il dato che mi preoccupa di più è che su 20 milioni di persone, 16 sono italiani (l’80%). Solo 4 milioni di stranieri. Stanno lì i 4 milioni di visitatori (e gli 88 milioni di euro) che mancano e questo dato evidenzia errori gravi nella promozione verso l’estero. Il cibo doveva essere l’attrattiva verso gli stranieri, decisamente non ha funzionato. Siviglia nel 1992 puntò su scoperte e innovazione ed ebbe 42 milioni di persone, più del doppio di Milano (che farà come Hannover).

Il punto di vista del visitatore

Si arriva all’EXPO con il timore di trovarsi davanti un baraccone di padiglioni pieni di stand gastronomici che propongono cibi di ogni tipo. Da visitatore invece ti appare un’enorme area organizzata, pulita, con padiglioni stilisticamente bellissimi (di media), molta tecnologia e un approccio al cibo molto elegante, non strillato. Se volete un resoconto impeccabile, leggete quello di Alessandra Farabegoli, di cui sottolineo il punto essenziale:

Se gli aeroporti e le stazioni italiane fossero gestite come Expo, saremmo un paese civile: evidentemente è possibile.

Sembra l’Italia che potrebbe essere se ci impegnassimo un po’ di più. E questo è molto più importante di aver visto il padiglione dell’Angola o del Brasile. Non ho parlato con un singolo visitatore dell’Expo che sia stato deluso (ci sono, certo, ma non sono tra le persone del cui giudizio mi fido). Un record italiano difficilmente battibile.

Il punto di vista del cittadino

Sento molte voci critiche da chi sta vivendo l’EXPO da fuori. Da cittadino italiano posso farmi un’idea molto parziale sul fatto che l’evento abbia funzionato o meno. A meno che non vada a Milano città. E vedo la darsena, i grattacieli nuovi, il bosco verticale, la città viva, la gente entusiasta. E allora il cittadino onesto dice: un’esposizione universale ogni 50 anni la possiamo fare. Anche solo per vedere i milanesi sorridenti.


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