Fake news e come scoprirle

Sono settimane che mi pongo una domanda. Ho tanti amici con buona cultura, ottimi professionisti con teste non banali, ragazzi che eccellono nei loro lavori. Eppure tanti di loro cadono spesso nel tranello di banalissime fake news: mi sapete dire perché? Lavoro nella comunicazione da molti anni, so la teoria: il fatto di essere colti e preparati conta poco. Se una notizia arriva da una persona (un amico, un parente) o una fonte fidata (un giornale, un sito, una TV), come prima reazione siamo portati a crederci. Ma quando ti accade nella vita reale con amici reali, la cosa ti colpisce. Rimani perplesso, inutile negarlo.

La teoria e la pratica

In questi giorni non me ne faccio una ragione anche se seguo l’argomento fake news da anni. Parlavo già di queste cose a un VeneziaCamp del 2012 insieme a Pier Luca Santoro (ottimo esperto e ottimo amico). So bene che il nostro cervello tende a credere a certe cose per pigrizia. Si chiama “economia cognitiva”: per risparmiare sforzi e tempo, riteniamo che un amico fidato abbia già vagliato quella informazione per cui ci crediamo aprioristicamente. Non la processiamo, liberiamo spazio nella nostra mente e siamo contenti. Aggiungiamoci anche il bias cognitivo: abbiamo la nostra realtà soggettiva che ci piace talmente tanto che la difendiamo anche se i fatti la negano in modo evidente. Se quella fake news è coerente con la realtà che ci siamo costruiti, l’accettiamo. Per approfondire, qui c’è un ottimo post.

Eppure, non c’è niente da fare: se mi arriva una certa news su Whatsapp, sospiro amaramente e molto a lungo. Sì, lo so che spesso ci crediamo più intelligenti ed esperti di quello che siamo: ormai leggiamo ovunque dell’Effetto Dunning-Kruger, quel curioso cortocircuito che avviene nella mente di chi è incompetente. Essendo incompetente, non si accorge della propria incompetenza e pensa invece di essere un mezzo genio, spegnendo completamente l’autocritica. Vi viene in mente qualcuno nella politica attuale? A me sì, aleno un paio. Ma se anch’io ne fossi vittima? Quelli competenti “sanno di non sapere“, come disse Socrate, e spesso tacciono. Pure Sciascia parlava di penuria di intelligenti e abbondanza di cretini sofisticati, nel 1979.

È ormai difficile incontrare un cretino che non sia intelligente e un intelligente che non sia un cretino. Ma di intelligenti c’è sempre stata penuria; e dunque una certa malinconia, un certo rimpianto, tutte le volte ci assalgono che ci imbattiamo in cretini adulterati, sofisticati. Oh i bei cretini di una volta! Genuini, integrali. Come il pane di casa. Come l’olio e il vino dei contadini.

Leonardo Sciascia, Nero su nero, 1979

Nonostante tutto questo, ditemelo anche voi: credere a certe fake news non vi sembra incredibile? Sulla terra piatta non mi esprimo: 60 anni che partono missili, abbiamo milioni di foto dallo spazio e pensiamo di essere l’unico pianeta della galassia a forma di pizza, mentre tutti gli altri, a miliardi, sono sferici. Altre fake news sono più subdole, ti scavano nel profondo, sono fatte per trovare i tuoi istinti più beceri. L’invasione dei migranti (mai avvenuta). Barack Obama che non è nato in America e quindi non poteva diventare Presidente (l’ha smentita pure Trump stesso, lo sapevi?). E la recentissima correlazione tra 5G e coronavirus.

Una possibile soluzione alle fake news

Allora, come fare? Una risposta è tanto banale quanto efficace: abbiamo Google. Cerchiamole ‘ste cose. Lo so, c’è un’obiezione: su Google trovo tutto e il contrario di tutto. Quindi, per definizione, abbiamo almeno due versioni diverse su cui riflettere, tutto e il suo contrario. Non mi pare poco. Abbiamo uno strumento nel telefono che ci permette di cercare e controllare ovunque, velocemente. Non abbiamo tempo, eh? Però per condividere quel messaggio appena arrivato dall’ex collega ce l’abbiamo il tempo. Il tempo si trova.

Un’ultima riflessione. I media hanno le loro grosse responsabilità nel diffondere le fake news. Non è solo WhatsApp e Facebook. Dire “l’ho letto sul Corriere di qualcosa” non rende (purtroppo) una notizia più vera. I media però su quelle fake news ci fanno i click, quindi monetizzano. Almeno una ragione razionale per diffonderli ce l’hanno. Tu e io, invece, che ragioni abbiamo?


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