Un ponte di festa, a Milano, cosa fare? Si va a musei. I musei milanesi li ho sempre amati, in primis il Museo del Novecento che ha tutto: opere meravigliose (futuristi, in primis), una posizione favolosa, degli spazi unici. Uno spazio che non avevo mai visto, nonostante ami andare a musei e abbia vissuto tre anni a Milano, è la Pinacoteca Ambrosiana. Grazie a Francesca, ho colmato questa lacuna ed è stata un’esperienza notevole. Ve la racconto con gli occhi di uno che per lavoro fa comunicazione e non il critico d’arte, scrivendo sette opinioni e sette personalissimi consigli. Perché sette? Sette è sempre un bel numero.
Approccio al museo
Il fatto che si chiami Pinacoteca e non museo forse mi aveva sempre fatto soggezione. Per la cronaca, la “pinacoteca” raccoglie solo opere di pittura di varie epoche, quindi è più specializzata di un museo classico. In più, il sito dice che racchiude in sé una Biblioteca, una Pinacoteca e un’Accademia. Insomma, tre posti in uno, tutti che sottolineano un approccio classico e, forse, un po’ chiuso ed elitario. La dicitura “veneranda” accresce ulteriormente questa percezione. Scopro invece che è stato il primo museo al mondo ad essere aperto al pubblico. Comunque mia moglie mi ha fatto superare questo scoglio: “andiamo, sarà meraviglioso!”
Consiglio personalissimo: snellire un po’ i contenuti, se intimoriscono me, figuriamoci i ragazzi.
Acquisto dei biglietti
Negli ultimi anni, le volte che non l’ho comprato online me le ricordo bene: fila interminabile o mesta rinuncia. A causa di due dati incongruenti sul prezzo dei biglietti per i miei figli, ho telefonato al museo per un chiarimento. Già mi aspettavo le voci registrate, invece mi risponde subito un uomo: mi dice tranquillo di prendere i biglietti al museo, non c’è grossa fila, chiariamo tutto di persona. Questo approccio umano mi piace e gli credo sulla parola.
Consiglio personalissimo: approccio umano ottimo ma non so quanti altri avrebbero telefonato.
Arrivo e ingresso al museo
La pinacoteca è in una posizione meravigliosa, a due passi da piazza Duomo e in mezzo a vie di una Milano storica che non avevo mai fatto a piedi. L’edificio è imponente, bellissimo. Effettivamente c’è poca coda e, dei presenti, nessuno ha comprato il biglietto online. In biglietteria, chiariamo subito di persona (come detto al telefono) il discorso: i ragazzi entrano gratis in quanto under 14… fino al 31 ottobre. Fortuna audaces iuvat Convenzioni e riduzioni sono davvero tante: non è un museo costoso per quello che offre. Vediamo che danno i tablet per seguire la visita, bella idea. Ma i tablet sono finiti.
Consiglio personalissimo: un’app dedicata da scaricare sugli smartphone e i miei figli sarebbero stati più felici e coinvolti.
Il logo e i social
La pinacoteca ha un logo bellissimo, quasi futuristico. Un’immagine che fai un po’ fatica a conciliare con una pinacoteca creata della famiglia Borromeo nel 1618 ma che indubbiamente cattura l’attenzione quando consulti il sito o stai per entrare. Su Google non trovo niente che parli del logo, della sua genesi, del suo creatore. Sui social benissimo, spicca Instagram.
Consiglio personalissimo: una pagina del sito sulla storia del logo la farei ma non è il consiglio più forte dei sette.
La visita alla Pinacoteca
La pinacoteca è meravigliosa. Dopo una grande scala, entriamo in una sala buia dove sono illuminati solo i dipinti. L’esperienza è immersiva e affascinante, sembra fatto apposta per Instagram infatti nessun problema a fare foto senza flash (le immagini sotto sono tutte fatte da me). Ci sono subito quadri di Tiziano (Vecchio uomo con armatura, splendido), Botticelli (Madonna del padiglione, ipnotico), Caravaggio (Canestra di frutta, mozzafiato) e tantissimi altri capolavori. Cambiamo sala e c’è la Scuola di Atene di Raffaello, cartone rinascimentale lungo 8 metri fatto per preparare l’affresco della Stanza della Segnatura in Vaticano. Sulle opere non mi dilungo, il voto è 10 e lode senza se e senza ma.
Consiglio personalissimo: illuminare anche la descrizione dei dipinti aiuta tutti noi, arrugginiti in storia dell’arte.





La visita al palazzo
I quadri sono splendidi ma l’atmosfera del luogo non è da meno. Scale sontuose e sale bellissime, per me spicca la sala dell’Esedra con una scala decorata di mosaici, colonne e statue classiche: non si dimentica. I capolavori continuano, si va avanti nella storia e nei luoghi, nei secoli e negli stili. Per arrivare all’autoritratto di Canova, ai fiamminghi e ai tedeschi e, infine, alle sale di Leonardo. Una gigantesca copia dell’Ultima cena di Leonardo (un pallino del Cardinale Federico Borromeo fare le copie di capolavori) domina l’ultima sala prima della Biblioteca. C’è anche il Ritratto di musico di Leonardo.
Consiglio personalissimo: qualche installazione multimediale per ragazzi li aiuterebbe a capire meglio tanta bellezza.





La biblioteca
La cosa più sorprendente di tutte. Un posto da film di Harry Potter e invece ci entro io, in carne e ossa. Migliaia di libri e, davanti a noi, una teca che contiene una copia del Codice Atlantico di Leonardo. Ai lati, le illustrazioni originali del Codice Atlantico, la più ampia raccolta di suoi disegni e scritti, quarant’anni della sua vita. Averli li a pochi centimetri dagli occhi è un’esperienza davvero forte. Si possono vedere studi di anatomia, botanica, geografia, meccanica e architettura. Gli appunti, scritti al contrario, quasi incomprensibili. Una sala dove mia moglie starebbe una settimana, dormendoci anche. Una meraviglia assoluta.
Consiglio personalissimo: lasciatela così, non è migliorabile.

In conclusione, un museo meraviglioso, un’esperienza davvero notevole. Veneranda vuol dire degna di venerazione: sottoscrivo.