Errori, lezioni e altre cose utili

L’ultimo post scritto prima del seguente, pubblicato 4 mesi fa, trasudava entusiasmo. Era l’inizio di un avventura che sarebbe finita – prematura – 24 giorni dopo. Improvvisa, senza preavviso. Una scelta imprenditoriale che non ho mai capito. Tuttavia la vita va avanti, si ammette l’errore (i segnali c’erano ma l’entusiasmo è una cosa che inebria) e si cerca di rimediare al meglio.

Così a gennaio sono tornato nell’azienda che avevo lasciato qualche mese prima, X DataNet. Accolto a braccia aperte perché, grazie a Dio, c’era ancora bisogno di me. E perché ho dei capi che mi stimano, dopo 7 anni di lavoro insieme. Io stimo loro, ora ancora di più.

Il sole arrorisce ogni giorno
Il sole non ha mai paura di arrossire, tutte le sere.

Ho insomma cambiato lavoro due volte in 8 mesi, cosa mai accaduta in vita mia. Tornando in un’azienda dove ero già stato, cosa mai accaduta neanche questa. Per cui ho fatto un veloce esame di coscienza, professionale e personale. Dove sono ora? Cosa voglio fare? Cosa penso del marketing e dei suoi sviluppi? Ne ho tratto 5 considerazioni, che condivido qui e altrove.

Voglio fare marketing. Non digital marketing, non social media marketing, solo marketing. Tornare alle basi senza lasciarmi influenzare dagli strumenti, dalla moda nel momento. Riprendere Kotler e tutti gli altri, coprire i (tanti) buchi che so di avere. Non ho fatto marketing all’università (volevo fare il diplomatico, benedetta gioventù), mi manca una preparazione organica e accademica. L’esperienza conta e son quasi vent’anni che lavoro nella comunicazione d’impresa. Ma “averne vissute tante” non è tutto. Per cui mi rimetto a leggere seriamente. Avete consigli? Sono tutto orecchi.

Sono bravo a vendere. Ho fatto corsi specifici per venditori e ho scoperto che in primis servono tre cose: preparazione, iniziativa ed empatia. Tre cose che sono, da sempre, nel mio bagaglio professionale. Ero un bravo venditore senza esserne consapevole. Pensavo fosse un mix di buona volontà e fortuna, invece seguivo un metodo. Predisposizione? Forse. Ma ho capito di esserci portato e non l’avrei mai detto. Per cui bisogna lavorare anche sui propri talenti, non solo sui propri difetti.

Voglio imparare a gestire meglio il tempo. Su Mr. Robot la misteriosa hacker cinese White Rose dice di riuscire ad hackerare il tempo. Il concetto mi affascina perché sono sempre stato piuttosto scarso in questo. Buona volontà e creatività non sono mai mancate, essere inquadrato in qualcosa invece mi condizionava. Ritardatario cronico, per giunta. Invece ora ho capito che essere un po’ più organizzati porta tanti vantaggi. Partire con poco, segnare in agenda, come fa mia moglie da sempre (e infatti su questo la invidio). I risultati sono sensibili, giuro.

Devo usare i dati. Non sono un fanatico delle decisioni data driven ma i dati ti permettono di avere i parametri utili per capire se le scelte che fai sono giuste o meno. Vuol dire che non si sbaglia mai? No, ma si può capire quando e in cosa si sbaglia. Si può cambiare direzione in modo creativo, sperimentale, usando i dati in proprio possesso. E cercare altri obiettivi, quelli che servono. I numeri sono stronzi, possono dirti tutto e il contrario di tutto. Ma solo perché noi li guardiamo con occhi ambigui, che cercano solo conferme e conforto. Guardare in faccia i dati che non vorremmo, lì è il difficile.

Devo restare… semplice. Il dibattito intorno all’eterna domanda se il qualcosa marketing serva davvero alle aziende/persone è aperto. Seth Godin ha detto la sua sulla morte del social media marketing e lui è una fonte autorevole. Ma – restando semplici – lui deve vendere libri e una morte illustre e improvvisa è sempre un tema che aiuta. In più, come sottolinea Mafe De Baggis su una bella discussione su LinkedIn:

Ogni volta che qualcosa viene dichiarata morta, ci si può finalmente lavorare con profitto.

Concetto semplice ma dirompente. Per cui, le opinioni contano poco. Se una cosa funziona, lo capisci solo guardandola. Semplicemente.

Ognuno di noi vende qualcosa, sempre. Magari con le più buone intenzioni e non c’è nulla di male. Non esistono però ricette magiche, valide per tutti: si prova, si valuta, si decide. Per cui bisogna pensare semplice, pensare a chi è dall’altra parte della conversazione. Pensieri alti e ambiziosi ma coi piedi per terra. Su una cosa però Godin centra, bene, il punto.

Siamo in una fase storica accelerata che non ammette però scorciatoie e occorre concentrarsi su un percorso lungo e sostenibile, tornare all’autenticità, che passa necessariamente dalle esperienze (S. Godin).

D’altronde, il marketing è sempre stato un percorso di medio/lungo periodo. Per cui torniamo alla prima riflessione. E se qualcuno vuole risultati magici, si prenda un bravo illusionista. Però dura poco. Il marketing è altro. 


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