Troppe news, troppi contenuti, troppe parole, troppi dati. Questo si trova ad affrontare un qualsiasi marketer oggi. Leggiamo certezze ovunque: questo funziona, questo no. Invece è tempo di dubbi, martellanti dubbi, per citare il miglior cantautore italiano, Marracash. Come si fa a uscirne? Bella domanda. L’unica certezza è che abbiamo un cervello progettato per gestire pochi dati (al resto pensa, o penserà, l’IA).
La risposta che mi do è una: less is more. Scrivere poco, scegliendo con cura la qualità delle parole e dei messaggi. Leggere poco, solo cose ad alto valore aggiunto, valutando con attenzione le fonti. Schierarsi poco, che il business è già difficile di suo senza metterci dentro temi sociali troppo ingombranti (e poi, comunque fai, sbagli sempre). Copiare poco, che le buone idee sembrano tantissime ma non lo sono quasi mai (la FOMO è la malattia del decennio). Insomma, fare poco ma, e quella è la sfida, tutto con altissima qualità.

Alla domanda “sì, ok, ma allora cosa devo fare?” rispondo che lavoro nel B2B e l’unica certezza è puntare sul medio e lungo termine. Devi convincere più teste diverse della bontà del tuo prodotto/servizio, inutile sperare di arrivare al momento perfetto per tutti. Devi essere la soluzione più semplice che viene in mente quando serve e che crea meno conflitti. Poche informazioni, alto valore aggiunto, benefici chiari. Spendo che le user personas sono utili ma non entreremo comunque nella testa della gente.
L’altro giorno ho perso 20 minuti per trovare la parola giusta. Un anno fa mi aveva dato dati e risultati, quest’anno niente. Colpa della pandemia? No, della statistica. Trovare la parola giusta per la persona giusta al momento giusto è difficilissimo. Non ci dobbiamo scoraggiare, è il nostro lavoro. Partiamo dal fatto che abbiamo dilemmi (cito Gianluca Diegoli): avere dubbi è il primo passo per fare buon marketing. Scegli la nicchia, provaci con qualità, tralascia il rumore di fondo. Se non funziona, riflettici su per bene. Fare sconti last minute? Quasi mai è la soluzione.
[se leggete solo i grassetti, less is more al suo massimo, pare quasi un rap]